venerdì 29 dicembre 2006

Massimo Zamboni live performance
con Marina Parente

da "Il mio primo dopo guerra"
Piante e animali sono condannati alla vita.L’uomo, è condannato alla storia.E trascina gli altri sistemi con sè, in un mondo politico. Ma c’è una cosa che abbiamo dovuto apprendere:la storia, non solo non è maestra della vita; non è neanche bidella.”




Giovedì 1 febbraio 2007
ore 21.00
TPO>Bologna

Sabato 3 febbraio 2007
ore 21.00
LAb.AQ16>Reggio Emilia

Sabato 10 febbraio 2007
ore 21.00
Lab.PAZ>Rimini

Chi è Massimo Zamboni?
Massimo Zamboni fondatore dei CCCP e poi dei C.S.I insieme a Giovanni Lindo Ferretti, non ha certo bisogno di essere introdotto. Artista e musicista poli-eclettico da diversi anni ha intrapreso un’esperienza letteraria sulle subculture giovanili in Emilia Romagna, primo fra tutti capeggia il romanzo “Emilia Parabolica” dal quale poi è nato anche un lavoro musicale concretizzatosi con l’album “Sorella Sconfitta”. Entrambi rappresentano un lavoro di narrazione su una regione, l’Emilia Romagna, contrassegnata anche da personaggi corrosi, calamite di calamità, eroi tragici dell’inutile. L’autore si lascia andare in questo lungo assolo poetico-musicale che penetra la carne, cerca connessioni, assonanze, vie di fuga dalla viscida constatazione della propria incapacità. La serata non è concepita come incontro con un relatore e il successivo dibattito, ma come una vera e propria performance teatrale con colonna sonora. Sarà l’occasione anche per brevi incursioni dell’autore sulla sua ultima pubblicazione dal titolo “Il mio primo dopo guerra”, un’esperienza biografica utile a tutti in un contesto planetario caratterizzato dalla guerra globale permanente, come elemento costitutivo e fondante del neoliberismo.

Il mio primo dopoguerra. Cronache sulle macerie. Berlino Ovest, Beirut, Mostar” di Massimo Zamboni, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2005

Berlino, Beirut, Mostar. Tre città tra le tante che hanno dovuto sperimentare lo smembramento urbano. Una linea di confine grigia, consistente, il Muro. Un confine verde, irreale, la Green Line. Un confine azzurro, veloce, il fiume Neretva. Tre città, sei sponde: senza collegamenti che non siano di odio. Tre città tra le tante devastate dalla guerra e congelate in tregue fragili al centro di un romanzo di pensieri: un libro che racconta la possiblità di vivere e trovarsi tra le macerie a uno stadio puro che sgomenta, in un incontro illuminante con le essenze. È una nostalgia repulsiva per la pace, quella che serra l'anima di Massimo Zamboni quando si confronta direttamente con quei luoghi, con quei dopoguerra altrui che sente come suoi. Berlino Ovest 1981. Beirut 2001. Mostar 1998. Tre città tra le tante in perenne bilico tra la tragedia quotidiana e la dolcezza più feroce; tre dei luoghi più martoriati del XX secolo, in una cognizione progressiava della grandezza e dell'inutilità della Storia.