sabato 30 dicembre 2006

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venerdì 29 dicembre 2006

Marco Mancassola

Marco Mancassola
E' nato in Veneto nel novembre ’73. Dai diciassette anni in poi ha vissuto con mille lavori. Ha vissuto a Padova, Roma, e attualmente a Londra. Come scrittore esordisce con alcuni racconti nel 1996.
Nel 2001 esce la prima edizione del romanzo ‘Il mondo senza di me’, che diventa un caso nella piccola editoria italiana. Seguono: ‘Qualcuno ha mentito’ (2004), ‘Last Love Parade. Storia della cultura dance, della musica elettronica e dei miei anni’ (2005), ‘Il ventisettesimo anno. Due racconti sul sopravvivere’ (2005).
More info: www.marcomancassola.com

Marco Mancassola presenta "Last Love Parade"

con selezione musicale di SuperWow
Mercoledì 17 gennaio 2007
ore 21.00
Lab.AQ16>Reggio Emilia

Giovedì 18 gennaio 2007
ore 21.00
TPO>Bologna

Venerdì 19 gennaio 2007
ore 21.00
Lab.PAZ>Rimini


“Last Love Parade. Storia della cultura dance, della musica elettronica e dei miei anni” è il terzo libro di Marco Mancassola, uscito nell’aprile 2005 per Mondadori-Strade Blu (nuova edizione tascabile Oscar Mondadori, giugno 2006 - pp. 234, euro 8,40).

‘Il mistero del ballo è il mistero del corpo, qualcosa di insolubile e per questo senza fine.’
A inizio anni 70, mentre il mondo si avvia lungo i sentieri ambigui dell’era post-industriale, nasce la cultura dance contemporanea. La pista da ballo, assieme alla nuova ‘categoria emotiva’ del sabato sera, rispecchia un nuovo clima sociale: trasformazioni economiche, liberazione del corpo, liberazione sessuale. Ad accompagnare questa cultura sarà una musica ‘virtuale’ e al tempo stesso intensamente fisica, tanto disumana quanto capace di far sentire disperatamente umani: la musica elettronica.

La storia di questo libro si snoda dagli anni 70 ai giorni attuali, dalla disco music alla post-techno, passando in particolare per il decennio denso e sospeso degli anni 90: gli anni che l’autore individua come centrali nella propria formazione, oltre che in quella ‘ideologia del party’ che racchiude, in sé, le contraddizioni dell’epoca. Tra edonismo e cinismo, tra un crescente senso di claustrofobia e un’ormai impossibile aspirazione all’altrove, tra le tensioni opposte e complementari dell’underground e del pop: ciò che questo libro racconta, attraverso la lente della cultura musicale elettronica, è l’intero clima degli anni recenti. È la storia di un ritmo che accelera senza sosta per sfociare infine, come un sogno consumato per sempre, nel limbo sospeso dei giorni attuali. La storia di un movimento collettivo e insieme personale, di una giovinezza in cui imparare a ‘non somigliare a nessuno’, e di un’amicizia dal destino oscuro: quella con Leo, scomparso un giorno del 2001 senza lasciare traccia di sé.

Saggio, memoria personale, romanzo. Ecco una storia erratica e inquieta, eppure narrata con voce rigorosa. Dalla provincia italiana a New York, da Detroit a Chicago, dalla Berlino della Love Parade, grande rito collettivo del post-muro anni 90, fino alla Londra più recente: alla ricerca non tanto di identità né di impossibili risposte, quanto di ‘intensità’, di quei ‘modi temporanei in cui certa gente ha risolto temi eterni come il piacere, la disperazione, il desiderio di spazio e il desiderio di tempo’.

Massimo Zamboni live performance
con Marina Parente

da "Il mio primo dopo guerra"
Piante e animali sono condannati alla vita.L’uomo, è condannato alla storia.E trascina gli altri sistemi con sè, in un mondo politico. Ma c’è una cosa che abbiamo dovuto apprendere:la storia, non solo non è maestra della vita; non è neanche bidella.”




Giovedì 1 febbraio 2007
ore 21.00
TPO>Bologna

Sabato 3 febbraio 2007
ore 21.00
LAb.AQ16>Reggio Emilia

Sabato 10 febbraio 2007
ore 21.00
Lab.PAZ>Rimini

Chi è Massimo Zamboni?
Massimo Zamboni fondatore dei CCCP e poi dei C.S.I insieme a Giovanni Lindo Ferretti, non ha certo bisogno di essere introdotto. Artista e musicista poli-eclettico da diversi anni ha intrapreso un’esperienza letteraria sulle subculture giovanili in Emilia Romagna, primo fra tutti capeggia il romanzo “Emilia Parabolica” dal quale poi è nato anche un lavoro musicale concretizzatosi con l’album “Sorella Sconfitta”. Entrambi rappresentano un lavoro di narrazione su una regione, l’Emilia Romagna, contrassegnata anche da personaggi corrosi, calamite di calamità, eroi tragici dell’inutile. L’autore si lascia andare in questo lungo assolo poetico-musicale che penetra la carne, cerca connessioni, assonanze, vie di fuga dalla viscida constatazione della propria incapacità. La serata non è concepita come incontro con un relatore e il successivo dibattito, ma come una vera e propria performance teatrale con colonna sonora. Sarà l’occasione anche per brevi incursioni dell’autore sulla sua ultima pubblicazione dal titolo “Il mio primo dopo guerra”, un’esperienza biografica utile a tutti in un contesto planetario caratterizzato dalla guerra globale permanente, come elemento costitutivo e fondante del neoliberismo.

Il mio primo dopoguerra. Cronache sulle macerie. Berlino Ovest, Beirut, Mostar” di Massimo Zamboni, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2005

Berlino, Beirut, Mostar. Tre città tra le tante che hanno dovuto sperimentare lo smembramento urbano. Una linea di confine grigia, consistente, il Muro. Un confine verde, irreale, la Green Line. Un confine azzurro, veloce, il fiume Neretva. Tre città, sei sponde: senza collegamenti che non siano di odio. Tre città tra le tante devastate dalla guerra e congelate in tregue fragili al centro di un romanzo di pensieri: un libro che racconta la possiblità di vivere e trovarsi tra le macerie a uno stadio puro che sgomenta, in un incontro illuminante con le essenze. È una nostalgia repulsiva per la pace, quella che serra l'anima di Massimo Zamboni quando si confronta direttamente con quei luoghi, con quei dopoguerra altrui che sente come suoi. Berlino Ovest 1981. Beirut 2001. Mostar 1998. Tre città tra le tante in perenne bilico tra la tragedia quotidiana e la dolcezza più feroce; tre dei luoghi più martoriati del XX secolo, in una cognizione progressiava della grandezza e dell'inutilità della Storia.

Motus

MOTUS – Factory
Motus, storica formazione teatrale riminese ex Generazione Novanta diretta da Daniela Nicolò e Enrico Casagrande. ll loro teatro attraversa da sempre i territori più svariati della visione: cinema, video, architettura, fotografia; una visione eclettica e poliedrica, irrispettosa delle specificità dei generi che opera in scena sul cut up di burroughsiana memoria, sul découpage, sulla tecnica del mixer e del montaggio cinematografico.
Motus è attualmente compagnia internazionale con: Dany Greggio, Tommaso Maltoni, Vlada Aleksic, Damir Todorovic, Renaud Chauré, Eva Geatti, Caterina Silva. Si sono rinchiusi in scatole sceniche in plexiglass (Catrame, O.F.), dentro appartamenti (Orpheus glance) lavanderie a gettone (Blur), celle frigorifere (L'occhio belva, Magazzini Generali-Interzona Verona) e camere di albergo (Twin rooms, Splendid's).

Motus

MOTUS – Factory
Sabato 20 gennaio 2007
Lab.Aq16>Reggio Emilia
ore 21.00


"Naufragio Scomposto"
Performance musico-teatrale di Dany Greggio
con Dany Greggio (chitarra e voce)
Roberto Alessi (contrabasso)
“……è un azzardo verso quello che mi piacerebbe definire un drama – concert, canzoni che rifiutano di essere interpretate attraverso la canonica forma-concerto, per andare invece a smembrarsi all’interno di una costruzione drammaturgica teatrale.
È un lavoro teso a dipanare un filo cui si annodano azioni, parole, suoni che nella loro successione amplificano il contenuto del testo lirico spostandone il significato, e le sue possibilità di lettura, in maniera evocativa.
Naufragio Scomposto si nutre di un procedere enigmistico per ‘quadri rebus’ che sbocciano e sfioriscono all’interno di un sonno inquieto, visioni pescate nel lago di un dormiveglia in cui giacciono brulicanti immagini di Magritte, pagine di Beckett e Camus, eteronimi di Pessoa, onde radio ed effetti personali”.(Dany Greggio)

MOTUS
Sabato 27 e domenica 28 gennaio 2007
TPO>Bologna
dalle ore 15.00 alle ore 24.00


Room
Un’ installazione ideata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
Tratta dallo spettacolo Twin Rooms di Motus
Presenza in video di: Vladimir Aleksic, Renaud Chauré, Eva Geatti, Dany Greggio, Caterina Silva e Damir Todorovic.
Cura dello spazio: Daniela Nicolò, Enrico Casagrande
Operatori video: Barbara Fantini, Daniele Quadrelli, Vladimir Aleksic
Video contribution engineering: Simona Diacci e Giovanni Ghirelli

Le immagini e sono state registrate alla replica di Twin Rooms del 14 gennaio 2004 a “Le Lieu Unique” di Nantes.
L’installazione è prodotta da Motus e Riccione TTV

Il Progetto Rooms è una macchina narrativa che ci ha permesso di sviluppare infinite possibilità espressive ancorandoci al topos della stanza d’albergo: dall’installazione Room 393, presentata al Centro per l’Arte Contemporanea Pecci di Prato, in cui la room stava, esposta, abitata semplicemente dagli attori, al lavoro complesso sulla doppia narratività teatrale e cinematografica che è Twin Rooms, sino allo spettacolo ispirato all’omonimo testo di Jean Genet Splendid’s che ambientiamo solo nelle suites e nelle hall di veri alberghi.
Nel 2004, da una collaborazione produttiva con il Festival Riccione TTV nascono Splendid’s film e l’istallazione Room. Room è dunque la tappa finale del progetto, giungiamo al punto estremo della eliminazione degli attori e dello spazio fisico da essi occupato: scompare la room in alluminio e restano soltanto gli schermi a contenere le loro presenze digitali: uno per la camera da letto ed uno per il bagno, così come stanno solitamente, affiancati o sovrapposti, alla stanza reale. Non più Twin, ma Vacancy room, solo che non si tratta nemmeno della stanza senza immagini video che abbiamo presentato al Festival di Santarcangelo 2001… la stanza è composta dai due schermi, piatti, su cui “vanno in onda” le registrazioni integrali del montaggio dello spettacolo nella replica a Le Lieu Unique di Nantes, del 14 febbraio 2004. Su altri 5 piccoli monitor sincronizzati scorrono le registrazioni di tutte le altre telecamere che riprendono gli attori durante il tempo dello spettacolo e che vengono montate in diretta durante la performance. Si ricrea in un certo senso ciò che arriva ed esce dalla regia video dello spettacolo, in cui confluiscono differenziate fonti d’immagine.
Una sorta di autopsia dello spettacolo, che appare così sventrato, completamente aperto e svelato, dal momento che sono visibili anche tutti i momenti dei fuori scena, delle pause, di ciò che ancor più il pubblico – a teatro- non è abituato a vedere.

MOTUS
Sabato 17 febbraio 2007
Lab.PAZ>Rimini
ore 21.00
Presentazione video Motus
con Enrico Casagrande e Daniela Nicolò


A Place [That Again]

Una performance di Motus dedicata a Samuel Beckett
Ideazione e regia: Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
Con: Silvia Calderoni e Gaetano Liberti
Voci: Emanuela Villagrossi e Dany Greggio
Riprese video: Simona Diacci e Daniela Nicolò
Montaggio e grafica: p-bart.com
Una produzione Motus 2006
Motus torna a lavorare su Beckett dopo dieci anni: risale infatti al 1994-95 lo spettacolo che ha coalizzato la compagnia rendendola capace di abitare-trasformare luoghi non teatrali con delle vere e proprie “invasioni” artistiche, ovvero L’occhio belva. Già il titolo dello spettacolo deriva da una definizione beckettiana, quella che usa per nominare la camera da presa… e lo spettacolo tutto ruotava attorno a questa ossessione per lo sguardo, anche se i principali riferimenti erano Quad e lo Spopolatore. L’ Occhio Belva è stato un grande atto d’amore per le liriche visive di Beckett, per il periodo “bianco”, fatto di “atti senza parole”; prima di iniziare le prove per l’anomalo e irripetibile spettacolo avevamo fatto un breve video in super 8 su All Strange Away, come indagine appunto, sul rapporto fra occhio della macchina e corpo/pelle dell’attore.

Ora decidiamo di tornare su quelle linee - nello spazio di ciò che è già stato – come un viaggio d’Orfeo - sapendo di rischiare - sapendo che potremmo vedere il dissolvimento - il nulla - ci proviamo non cercando il possesso – per lavorare sul Beckett non-teatrale, così essenziale e depurato, occorre essere posseduti.
Entriamo di nuovo nelle straordinarie descrizioni di una “dimora per corpi” geometrica fatta di linee e lettere all’interno della quale i corpi si muovono appena, in attesa di una fine che tarda ad arrivare… dove l’ Imagination va immaginata morta e l’ unico assoluto è il tempo che scorre. L’ unico modo per sottrarsi al flusso temporale è -(come avrebbe detto Murphy)-“ andar via da sè “ - sedersi su una sedia dondolo e dondolare - rannicchiarsi all’ ombra di una pietra - come Belaqua - l’ indolente del Purgatorio dantesco - o lasciarsi abbagliare dalla luce esponendo ogni angolo del proprio corpo a una cinepresa che indaga senza pietà.
Così è All strange away, la composizione “pornografica” di Samuel Beckett , che non prelude ad alcun paradiso, “.....dove la colpa consiste nel non sapere quale e la pena nel continuare a cercarla...” . L’attore è ridotto ai minimi termini, esposto sotto una luce accecante così “Come è”.
Via ogni egocentrismo - via ogni ornamento - ogni inutile parola - solo Occhio e Oggetto.
Ecco, l’ Immagine è Fatta, ora...“trovi un senso chi può“ .

Splendid's film
un film di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande con Dany Greggio (Jean), Enrico Casagrande (Scott), Renaud Chauré (Bravo), Vladimir Aleksic (Bob), Damir Todorovic (Riton), Luigi Biondi (Rafale), Daniele Quadrelli (Pierrot), Francesco Montanari (il poliziotto), Caterina Silva (l’americana)
la voce alla radio è di Luca Scarlini
sceneggiatura Daniela Nicolò
consulenza letteraria e musicale Luca Scarlini

Dal debutto dello spettacolo Splendid’s e dopo una tournèe italiana ed europea che l’ha visto ambientato in più di cento diversi hotel, l'esigenza della compagnia di realizzare un mediometraggio si è potuta finalmente realizzare grazie alla collaborazione produttiva del TTV e la possibilità straordinaria di avere a disposizione tutto il Grand Hotel di Riccione perché chiuso nella stagione invernale. Il luogo, che per l’ambiente di lusso, un po’ decadente, e gli arredi d’epoca, è assolutamente unico nel panorama degli alberghi della riviera oramai standardizzati verso un unico modello architettonico, è risultato fedele all’immaginario di Splendid’s. Il progetto di Motus è stato quello di non snaturare troppo la natura teatrale della pièce lavorando su lunghi piani sequenza con dolly e lente carrellate nei corridoi un po’ fatiscenti, “inseguendo“ gli attori anche con la camera a spalla per le scale e nelle varie stanze da letto, entrando con la Canon fra di loro, cercando di dare anche alla macchina un lento e continuo movimento come se anch’essa fosse presa dalla stessa irrefrenabile necessità di danzare, di sfidare la morte che ogni immagine porta in sé con leggerezza.

MotusRemix.
video catalogo interattivo 1995-2000
a cura di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, visual design: p-bart.com
produzione: Motus e Riccione TTV, anno 2004
Materiali video vari di Motus fino al 2000, fino a Orpheus Glance e Visio Gloriosa.

Massimo Zamboni

Massimo Zamboni
Nato a Reggio Emilia nel 1957, è stato chitarrista e compositore dei CCCP e dei successivi CSI. Da solista nel 2004 ha pubblicato l'album “Sorella sconfitta” realizzato con Nada, Lalli, Fiamma e il soprano Marina Parente; seguito nel 2005 dal live “L'apertura”, insieme a Nada. Ha realizzato per il cinema diverse colonne sonore quali: “Passano i soldati” di Luca Gasparini, “Benzina” di Monica Stambrini, “Velocità massima” e “L'orizzonte degli eventi” di Daniele Vicari.

Ha pubblicato tre libri, uno dei quali con Giovanni Lindo Ferretti: “In Mongolia in retromarcia” (Giunti Editore) nell' anno 2000. Gli altri sono “Emilia parabolica” (Fandango) nel 2002 e “Il mio primo dopoguerra” (Mondadori) nel 2005.