In un epoca di insanabili conflitti e conseguenti devastazioni umane e ambientali come la nostra, un racconto sul "dopo guerra" assume un valore particolare, soprattutto se chi lo racconta ha attraversato le esistenze di tante persone attraverso il suo percorso artistico. E’ così che Massimo Zamboni ha saputo intrecciare il suo racconto autobiografico con le vicende attuali dell’oggi, di quell’oggi in cui la guerra, globale e permanente, si insedia nelle nostre vite, come le città di Berlino Ovest, Beirut, Mostar che prendono voce in questo suo racconto. Un racconto dove le immagini mostrano insanabili conflitti e vie di fuga e dove una voce, splendida, quella di Marina Parente, dipinge l’umano in quel poco che resta dopo le "macerie".
Contributi:
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