da Il Domani di Bologna del 13 gennaio'07
Molto contemporanea, molto autogestita. È la rassegna Vagando di arte in arte nata all’interno di tre spazi sociali, il Tpo di Bologna e i laboratori Aq16 di Reggio Emilia e Paz di Rimini, e che andrà in scena in questi tre luoghi da mercoledì 17 al 7 marzo.
Molto contemporanea, molto autogestita. È la rassegna Vagando di arte in arte nata all’interno di tre spazi sociali, il Tpo di Bologna e i laboratori Aq16 di Reggio Emilia e Paz di Rimini, e che andrà in scena in questi tre luoghi da mercoledì 17 al 7 marzo.
Ideata da gruppi informali di giovani in spazi o tuttora occupati o con convenzioni in via di definizione con le rispettive amministrazioni locali (come è il caso del Tpo), il cartellone di appuntamenti, 18 in tutto, vuole dare spazio alla cultura cosiddetta “altra”, sperimentale, e che con il suo linguaggio borderline è in grado di intrecciare teatro, musica e scrittura. Ma anche installazioni, fotografia, architettura e video. L’obiettivo è quello di accendere i riflettori
su artisti emergenti e anche di offrire una proposta anticonvenzionale, più vicina alle nuove generazioni.
su artisti emergenti e anche di offrire una proposta anticonvenzionale, più vicina alle nuove generazioni.
Non a caso la parola d’ordine che si vogliono dare gli organizzatori è precarietà, quella che attraversa il lavoro, ma anche l’amore, l’elettronica, il carcere e la guerra. Naturalmente per far circuitare negli spazi di tre province diverse i propri lavori e per creare una rete regionale che continui ad agire anche in futuro, erano necessari dei nomi di punta. Primi fra tutti, i Motus che oltretutto - come sottolinea il fondatore Enrico Casagrande - con questa rassegna festeggiano
i dieci anni dalla loro prima volta al Tpo, quando ancora il teatro polivalente occupato aveva casa
in via Irnerio, proprio nell’area che oggi è dell’Accademiadelle Belle Arti. I Motus non si daranno al teatro, come stanno facendo in questi giorni a Teatri di Vita, ma daranno prova di una loro attività artistica parallela fatta di istallazioni e video. Come tutti gli artisti in rassegna, i Motus
presenteranno tre lavori differenti: sabato 27 e domenica 28 (dalle 15 alle 24) saranno al Tpo con Room, un’installazione di Casagrande e Daniela Nicolò: una stanza d’albergo fatta di schermi, registrazioni video e riprese come tappa finale di un progetto presentato per la prima volta nel 2004.
Un altro nome di grande richiamo è quello di Massimo Zamboni, compositore e scrittore tra i fondatori dei Cccp e poi dei Csi, che giovedì 1 febbraio alle 21 presenterà una performance
live con il soprano Marina Parente durante la quale ci saranno anche brevi incursioni dell’autore sulla sua ultima pubblicazione, Il mio primo dopo guerra.
live con il soprano Marina Parente durante la quale ci saranno anche brevi incursioni dell’autore sulla sua ultima pubblicazione, Il mio primo dopo guerra.
E poi i nomi di due scrittori: il veneto Marco Mancassola con il suo terzo libro edito da Mondadori, Last love parade - Storia della cultura dance, della musica elettronica e dei miei anni (giovedì 18 gennaio alle 21, primo appuntamento bolognese) su una selezione di brani scelti dai due musicisti elettronici Sergio Bertin e Giacomo Garavelloni, in arte Superwow! e il giornalista Michele Marziani che racconta il libro fotografico (gli scatti sono di Davide Dutto) e il ricettario Il gambero nero. Ricette dal carcere (DeriveApprodi, al Tpo domenica 21 gennaio alle 21).
Gli emergenti sono invece i tre gruppi “residenti” dei tre luoghi che promuovono Vagando di arte in arte, i Fratelli Broche, formatisi al Tpo ma che si esibiranno solo a Rimini (il 16 febbraio alle 21) e a Reggio Emilia (il 31 gennaio alle 21); LeMeleAgre di Rimini (hanno vinto diversi premi al Mei, il meeting delle etichette indipendenti) che saranno in concerto al Tpo il 23 febbraio alle 21
e i Mammalucchi di Reggio Emilia che il 7 marzo, a chiusura della rassegna, presenteranno lo spettacolo teatrale Grido silenzioso, liberamente tratto dal libro di Svetlana Aleksievic e dai racconti delle donne di Caffé Babele, Preghiera per Chernobyl.
di Alessandra Testa